A San Donà di Piave quattro giorni di incontri e spettacoli per TerrEvolute.

È iniziata la prima edizione di TerrEvolute – Festival della Bonifica.

Da giovedì 24 fino a domenica 27 maggio a San Dona’ di Piave (Venezia) diverrà la “capitale delle bonifiche italiane” e ospiterà un ricco calendario di simposi, concerti e spettacoli che avranno al centro la divulgazione delle opere di cura e manutenzione del territorio.

Opere che si conoscono poco o che si relegano nel cassetto della storia. In realtà, la bonifica è un continuo lavorio compiuto da tecnici che permettono alle nostre terre di rimanere abitabili, salubri e ospitali.

Come spiegano gli organizzatori di TerrEvolute: “Originariamente gli interventi dell’uomo erano finalizzati quasi esclusivamente ad ampliare le superfici coltivate e a ‘difendersi’ da rotte e allagamenti; successivamente, la sempre più pressante ricerca di nuove terre richiese una maggiore attenzione per l’equilibrio idro-geologico in zone periodicamente minacciate da piene e alluvioni. Questo comportò interventi che non erano più economicamente sostenibili dai singoli proprietari. Nello stesso tempo divenne sempre più chiaro il ruolo sociale della bonifica, il vantaggio per la salute che da essa potevano trarre le popolazioni residenti nelle aree umide e malsane o in aree ad esse limitrofe. Nella fase moderna della bonifica, all’aspetto economico e igienico-sanitario si è aggiunto quello ambientale, l’esigenza di migliorare l’environmental quality e sviluppare iniziative per una fruizione del territorio consapevole e sostenibile.”

Sul sito web del Festival (www.festivalbonifica.it) trovate il programma completo degli eventi: simposi scientifici, incontri con gli autori, mostre di macchinari e opere d’arte, spettacoli con ospiti illustri e noti al grande pubblico tra i quali Patrizio Roversi, Mario Tozzi, Andrea Pennacchi, Luca Mercalli.

Un Festival gratuito e aperto alla partecipazione della cittadinanza per far conoscere quella grande opera collettiva che è la bonifica, misura della civiltà e del progresso del nostro paese.
Perché, come recita un antico adagio, “di terra non se ne fa più”. Tanto vale prendersene cura, aggiungiamo noi.